Parliamo francamente, e con dolore: la stupenda occasione del Sinodo sull’Amazzonia è diventata non di rado motivo di ferita dentro il Corpo di Gesù, che è la Chiesa.
Cosa diciamo qui, in spirito di servizio offerto e sofferto? Lasciamo perdere il punto della possibilità di ordinare “viri probati” coniugati. Gli ignoranti si informino: è prassi canonica solidissima da sempre presso le Chiese cattoliche orientali…
Invece guardiamo da vicino tre posizioni, due infelici, una umile schietta tetragona sulle culture avite (come gli Indios) e la venerazione a sorella madre terra.
La prima posizione è una specie di adorazione panica dell’Ecosistema, con accenti variabili dal romanticismo positivista alla ierogamia panico erotico neopagana. È robaccia, perché il creato non è né un meccanismo vitreo né un organismo corpulento e cieco. Il creato è atto, forma, bellezza, vita o contorno di vita, il tutto tanto soave quanto filialmente fragile, cioè aggrappato al Principio che lo fa e lo significa. Non per aggiunta, ma solo e potentemente per garantire, com’è buono e giusto, che NON il nulla e l’assurdo, ma l’Essere che è Padre è la pasta il senso l’esito la fonte. Non per costruzioni vaniloquenti ma per limpidezza ontologica, che nega la presunzione o scientista o ebbro-pagana, vere e proprie deformazioni dia-boliche e/o religiosità patologiche.
La seconda posizione, che presume ortodossia, è invero più protestante e bibliolatrica che cattolica. Essa si stringe ad un Dio nemico degli uomini e delle culture, ad uno pseudoCristo che è invero la peggiore immagine di un savonarola condannatore di tutte le emozioni, i canti, gli accenti che non stanno strettamente dentro la lettera.
La prima posizione ama un mondo falsato, la seconda odia il mondo, dimenticando che TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO E IN VISTA DI GESÙ, IL piccolo dolcissimo FIGLIO DELL’UOMO…
La prima posizione sembra scambiare il mondo, che invero è orientato a Cristo e in Lui al Padre, per “Dio”. Ma Dio non è così: non è un meccanismo, non è una corpulenza impersonale e fessa attraversata più da morte che da vita, attenta più a funzionamenti che a stupori e pianti e poesia.
La seconda posizione, che credesi cattolica!, dimentica quanto da San Giustino la verità cattolica proclama: non solo Israele e la Grecia filosofa, ma anche ogni cultura umana e addirittura il primo atomo è “preparazione evangelica e seme del Verbo”.
La preparazione non è il Compimento: non va adorata, ma neppure va disprezzata.
È semplice: il creato, con dentro ogni plesso umano, è fatto in ragione di Gesù, perché Questo -ce lo grida in petto lo Spirito- è il non negoziabile livello delicato e insieme d’acciaio della Verità, e di meno non possiamo accettare se non con disgusto orrore malvagità.
Il “minimo sindacabile ma non negoziabile” come Fondo e Fine di tanta struggente bellezza tenera, le lacrime delle cose (Virgilio)…, è: solo un Figlio, solo un Padre. Solo l’integralità del dolcissimo Gesù, solo “Abba’ “.
La giusta sensibilità ecologica odierna, come i santi riti antichi, Questo inconsapevolmente desiderano.
Desiderano, inconsciamente, come Fondamento che né scienze né religioni possono darsi, eppur segretamente anelano, non “iddio” ma il Padre, il Figlio Crocefisso Risorto, il Respiro di Entrambi.
Preghiamo affinché il Pietro di oggi, Francesco, sia sostenuto per mostrare al mondo la bellezza e verità di questa “terza posizione”.
La terra non è uno scarto sfruttabile da conservatori pseudocattolici, credenti nel falso iddio di alcuni fortunati contro altri appartenenti alla massa dannata.
La terra non è nemmeno un coacervo insensato, ove il nominalismo del bene e dell’essere ogni tanto necessita di ubriacarsi con riti che oscillano tra il sofiologico triste e la commercializzazione astuta di tradizioni e sapori innestati come un vitigno ancestrale, prima verace ora costoso, dentro la smania pseudomistica dell’edonismo tecnico.
La terra, il mare, i viventi, gli uomini sono membra differenziate e commoventi di Lui, che è insieme Uomo, Figlio e Verbo.
Perché la carne cosciente strilla il buon Dio, perché la figliolanza che è cifra delle cose grida il Padre, perché essere logica e bellezza chiedono la Parola originaria.
E così la Foresta del nuovo mondo, giusto simbolo della resistenza allo spirito anticristiano della Modernità tecnocratica, giungerà a se stessa, cioè a Cristo che attende, che le è congeniale.
E il Leone del deserto di Giuda si rivelerà, come da sempre già è, Giaguaro delle Americhe, e presto Tigre delle Indie.
In quell’esplosione di Forza sarà sempre l’Agnello sgozzato.
Che un ignorante fondamentalismo e un astuto sincretismo non si permettano di oltraggiare la Verità intera del Signore Gesù, non osino confonderlo con la creazione o -peggio!- non osino ergersi a difensori della fede togliendo a Cristo il diritto di essere Signore che ama tutte le foreste, tutti i viventi, Unto che ha a Cuore tutti gli oranti, Sangue e Cibo desiderato da ogni antico altare.
Carmelo Pandolfi.