“…I vizi più grandi non mi sono sconosciuti, ma conosco anche la più grande fiducia in Dio e lo spirito di sacrificio e l’amore per l’umanità. E faccio esperienza di tutto, corpo e anima, attraverso il sangue e l’oscurità, in ogni angolo del mio essere…Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le esperienze quotidiane. L’unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli in noi stessi…” (Etty Hillesum)
Che cosa può significare per noi Oggi, ai tempi di internet, educare noi stessi e i nostri figli in questo tempo estremo, di fine/inizio, in cui tutte le figure di identità e tutti i contenuti storici entrano in una fase critica di inevitabile cambiamento e rigenerazione? Quali le vie, oggi, di questa possibile ri-educazione che diventi una vera e propria rivoluzione culturale?
Perchè così tante persone cercano visibilità sui social network? Per motivi di marketing? Per illudersi di essere ascoltate, per esaltare il proprio narcisismo con i “mi piace?” oppure perchè non hanno altro luogo in cui poter condividere il proprio ruolo nel mondo? E’ possibile su Facebook una comunicazione che aiuti le persone a pensare e a farne uno spazio di ascolto e di riflessione profonda che favorisca un più radicale ed umano cambiamento antropologico-culturale
Che lo sappiamo o no, siamo dentro la Quarta Rivoluzione della “infosfera”, dello spazio, cioè, occupato dalle “informazioni” che sta trasformando il mondo, perchè siamo mappati ogni secondo. Tutti più che “on line”, siamo “on live”, sempre un po’, collegati. Come dice il filosofo Luciano Floridi, siamo entrati nella Iperstoria dominata dalla intelligenza artificiale che ci affascina e ci spaventa. Più aumenta il nostro potere tecnico, più aumenta il pericolo di usarlo male. Il problema maggiore viene dal suo potenziamento invasivo che aumenta il rischio per noi tutti di diventare merce utilizzata per motivi commerciali e strumentali, controllata dagli algoritmi e dai Big data.
Grande può essere per tutti noi, la tentazione di sempre: quella di idolatrare gli strumenti e le cose fatte da noi, dalle nostre mani. La grande sfida per noi e per le generazioni future, più abili di noi col mondo digitale, non è rincorrere i problemi, ma pensarli più profondamente e più lentamente. Occorre imparare a pensare, occorre più Filosofia e meno marketing per porci domande semplici e non perdere di vista il senso ed il fine, i soli compagni di viaggio che ci danno il gusto del vivere.
Chiedersi “A cosa mi servono Facebook o il telefonino? Mi fanno star meglio, mi consentono relazioni umane più felici? So relativizzare gli strumenti? Mi aiutano o no a crescere e a conoscere me stesso, a decidere che tipo di persona voglio scegliere di essere? ”
Quando personalmente e /o storicamente ci troviamo in una fase particolarmente critica, come la attuale, scopriamo che tutti gli strumenti, anche quelli più mirabili, non ci bastano e realizziamo che occorre attingere all’energia interiore, al nostro mistero sorgivo. Possiamo scoprire così che la crisi è un momento molto favorevole per la nostra crescita umana.
Ci serve allora rimettere al centro il senso e trovarne intelligentemente e creativamente la direzione. E’ indispensabile ri-mettere la tecnica al suo giusto posto, perchè le macchine sono efficaci, ma non intelligenti. L’intelligenza è e resta umana solo se il suo uso sapiente dilata la coscienza e lo Spirito, se non diventa un’arma diabolica per aumentare il controllo ed il potere economico di pochi. Consapevoli di essere bombardati da sollecitazioni continue, abbiamo la necessità di creare interstizi di silenzio per giocare con la telematica e non esserne giocati, di nutrire un baricentro interiore solido per elaborare le nostre paure profonde e condividerle in piccoli gruppi vitali capaci di ascolto, di accoglienza, di accompagnamento intergenerazionale. Questo passaggio di cambiamento epocale, complesso e delicato, esige più di sempre una formazione continua e appassionata per tutti e prima di tutto per chi è chiamato ad educare. Tutte le nostre realtà educative, dalla famiglia alla scuola fino alla parrocchia o al partito politico, vivono una crisi di stagnazione, perché mancano testimoni credibili della straordinarietà del tempo che viviamo e, come diceva Oscar Wilde, tutti quelli che non sanno più imparare, si sono messi a insegnare. Ma possiamo insegnare qualcosa di essenziale senza entusiasmo, senza avere più nulla di bello e di entusiasmante da proporre? Il poeta francese Saint-John Perse, ricevendo il premio Nobel nel 1960, diceva: “I peggiori rivolgimenti della storia non sono che ritmi stagionali in un più vasto ciclo di concatenamenti e rinnovamenti. Questo dobbiamo prima di tutto comprendere: sperimentare in prima persona e poi trasmettere ai vari livelli di insegnamento.
L’ora che viviamo è davvero grande, siamo chiamati a conoscerci ad un nuovo livello di profondità, e questo richiede a tutti gli educatori e agli adulti uno spirito poetico, capace cioè di ascolto silenzioso, di meditazione, di lenta maturazione, di paziente e materna attesa che diventi gesto e ritmo quotidiano più lento eppure capace di scatto creativo, di forza critica, di trasmissione di parole inaudite e illuminanti.”
Nel contesto problematico e talvolta molto carente della famiglia, la Scuola spesso è l’ultimo e il solo ancoraggio per realizzare una rivoluzione etica e culturale capace di essere “visionaria”, di educare cioè all’ ascolto Spirituale della Parola, alla sua forza creatrice sorprendente che costruisce e apre mondi donando senso, attenzione e cura. Questo consente di valorizzare le fragilità, di ricrearle dall’interno, utilizzando tutte le risorse del corpo, della mente , dello spirito in un allineamento che fa emergere le potenzialità nascoste di ognuno, l’interesse e l’autostima e che coniuga terra e cielo. Quando la Scuola fallisce, i giovani si perdono, perchè si sentono soggetti privi di valore e se talvolta diventano molto arrabbiati, è perchè avvertono che qualcuno ha rubato loro il cielo senza neppure guardarli. Senza nessuno che li aiuti a vedere un possibile futuro felice, gli adolescenti si sentono inutili e talvolta molto distruttivi . Nelle loro mani i social network possono diventare macchine di guerra, veleni che diffondono odio, violenza, menzogne, video e parole capaci di ferire ed uccidere i più fragili.
In questo modo fallisce tutta la società che si rivela incapace di investire su ogni singola persona come bene prezioso e di poter essere un laboratorio permanente per la nascita di una nuova umanità. Importantissima per questo non solo la Scuola, ma la comunità e una rete di iniziative e di gruppi che usino ed insegnino ad usare con rispetto e creativamente la mente e il cuore, le mani, i social network e Facebook , per interagire anche con i genitori, sostenere e rafforzare un’azione educativa empatica e disciplinata. Quando i ragazzi, di periferia o di città, che arrivino da Occidente o da Oriente, famelici e audaci, belli e ribelli, insieme a noi vedono e seguono una stella, si apre un nuovo scenario nello stupendo incontro tra la mente e il cuore mostrandoci “il Bambino” che
vive in noi.Come i pastori e i Re magi, mettendoci insieme, in cammino e in ascolto delle profondità dell’ essere, diventiamo sapienti ed iniziamo a ritrovare e a custodire una inalienabile gioia bambina. Gli adolescenti diventano così i provocatori e preziosi compagni di una insurrezione poetica salvifica che apre cieli nuovi e terra nuova.
Forse la sfida epocale che ci riguarda tutti, specialmente gli “adulti”, il nostro unico compito , è quello di “portare ordine e armonia nel caos che regna in me” per poter essere testimone e guida autorevole per gli adolescenti.
Potremo così nel laboratorio di nuova umanità, con stupore ed umiltà, avere la conferma e grazie agli astronomi e agli strumenti contemporanei che anche se il 95% del cosmo è ignoto nella sua struttura ultima, possiamo risuonare con l’Universo che ci risponde con le sue onde gravitazionali aiutandoci a saldare la scienza, la poesia, la letteratura, in un nuovo più alto sapere dove le diverse discipline interagiscono armonicamente in un solo nuovo sapere . Il poeta e filosofo Marco Guzzi ,ad esempio, realizza e offre anche su Facebook la sfida di una comunicazione alta, espressa in un linguaggio semplice, forte e denso di significato come ci rivela il suo libro : Facebook il profilo dell’Uomo di Dio.(ed Paoline)
Sì, certamente, un sapiente uso di Facebook può contribuire a favorire e a diffondere la cultura del dialogo, a cercare insieme parole poetiche per pregustare cieli nuovi e terra nuova ed arrivare a sperimentare come possibile risonanza, l’armonia del canto celeste. La sua bellezza si rispecchia nelle relazioni risanate e coniugate col Cielo la cui Luce crea in noi un canto stellare.
Giuseppina Francesca Nieddu