Chiediamogli Gesù. E questo basti

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Chiediamogli Gesù. E questo basti

Riflessioni sul Covid

Sono tre gli atteggiamenti di fondo che, secondo noi, sono praticabili e praticati in questa attuale contingenza. Li sintetizziamo non per fare sociologia, ma perché pensiamo siano rivelativi di tre diversi atteggiamenti definitivi, religiosi, metafisici, con i quali l’uomo -e solo lui- inevitabilmente si misura con il bene e il male, l’essere e il niente…

PRIMO ATTEGGIAMENTO: il mondo si risolve tutto nelle sue parti meccaniche. Ne è la somma. Dire uomo che muore è identico, come in una equazione, a dire collasso di particelle questa, quella e quell’altra. Punto. Dire bellezza di questo mio tenero gattino, che mi chiama, mi cerca, è identico a dire permanere di particelle questa, quella e quell’altra. Punto, e così via. Essere e bellezza sono nomi imposti convenzionalmente alle cose reali; le cose reali, e le persone -io, voi…- sono nomi invece delle parti meccaniche, dalle più grandi alle più piccole. Tutto il cosmo è una finzione -compresa la musica, le donne, i figli, la morte-. Restano meccanismi. Punto. L’uomo moderno lo ha capito. Misura, controlla, domina. Produce. Poi vende e compra, per soddisfare vecchi istinti carnali di cui ha smarrito anche il senso erotico. E’ quasi perfetto. Presto lo sarà. Poi sopraggiunge l’imponderabile stupida malattia, che (Papa Francesco) disillude i ricchi del Nord del mondo: non possono vivere sani da soli in un mondo malato… Ma, presto, ritroveremo il bandolo, cioè troveremo la terapia, in attesa magari di nuovi cretinissimi virus, che poi sono solo parti piccole di parti più grandi grandi grandi grandi grandi grandi, e sono ( i virus) parti grandi di parti piccole piccole piccole piccole. All’infinito, senza un Senso, perché lacrime e pianti sono puri nomi. Senza un Senso, senza “Dio”, cioè senza un Principio, bello e semplice, che regga tanta bellezza fragile e drammatica…

Che, invece, è viva e vera. Non ci vuole la fede, per riconoscerlo. Vivi e veri -non nomi! – sono vita, morte, riso, pianto, nozze, amplessi, bambini, foreste, mari, cieli, aria, profumi, fratelli minori (animali)…E viva e vera è la logica della matematica, della chimica, della musica, della metafisica greca…dello scrutamento “spirituale” della fisica contemporanea…Tutto è reale. Tutto è meraviglia -dice il senso comune-. Tutto è anche dolore, vero, insopportabile, atroce quasi sempre.

Tutto è nome, rintuzza il riduzionismo saccente dell’uomo del Nuovo Mito. Tutto è particella insensata, da noi denominata, in sé è niente. Un niente tecnico che l’Occidente sa curare. Interviene il morbo? Nessuno piange, perché nessuno sorrideva. Nessuno invero muore. Perché nessuno viveva. I selvaggi vivono. L’uomo moderno esprime funzioni. Le funzioni collassano? Troverà un rimedio. E collasseranno ancora, per ragioni magari diabolicamente politiche? Troverà un nuovo rimedio. E poi ancora collassi, e rimedi, e collassi, e rimedi… Il Nuovo Mito è algido, neutrale, ma ciclico tanto quanto l’Antico…

In questo atteggiamento non si prega. Si fa un atto comunque di pervertita religione. Senza accorgersene (speriamo), si adora il Male.

SECONDO ATTEGGIAMENTO: l’uomo ha obliato Dio. Questi, offeso nella sua Regalità impenetrabile, lo sta punendo. Suvvia, moltiplichiamo suppliche, impetrazioni, e forse Lui avrà pietà. Sfidiamo le distanze di sicurezza, osiamo le raccolte e le processioni, e avrà “misericordia”. Risparmierà questi vermi presuntuosi, venuti fuori per sbaglio, cioè gli uomini.

In questo atteggiamento pare si preghi. In realtà si bestemmia. In fondo, come nel primo atteggiamento (scientista), che è figlio di questo (pagano), si omaggia la Scimmia, il signore delle mosche, Satana, chi vuol farci apparire Dio dio, ossia vuol farci apparire cattivo nostro Padre.

TERZO ATTEGGIAMENTO: l’uomo è prezioso agli occhi di Dio, anzi ne è la pupilla dell’occhio. Perché Dio, il Padre, ha da sempre un Figlio, il suo vivo Occhio, il Tenerissimo. Gesù, nostro fratello. In Lui siamo fatti solo per partecipare ad essere implicati dentro quella poverissima Figliolanza, per la quale la Verità è solo questa: Uno, il Padre, che tutto si riversa a regalare Divinità al Suo Diletto. E “Questo” è soavissimo Spirito…infinito. Di più non c’è. Di più, NON PUO’. Se il Figlio è Figlio, è tenerissimo, fino alla Carne e alla Croce. La Resurrezione non fa sparire quel morire per amore… Quel risollevare con amore il suo Bambino impegna Padre e Figlio, noi in Lui, a pretendere la vita solo come vita non biologica, solo come esistenza per darci agli altri, pagando con dolore, e con gioia, mai annullati! ma mai trionfanti e ascesi su un carro di luce, mai dimentichi delle Piaghe. Quelle Piaghe restano. Lì è stato dato tutto l’essere creato, la storia e la genialità umana, la libertà, la scienza, la tecnica, il progresso e… il perdono del peccato…Se preghiamo e il Padre non esaudisce, vuol dire che di più, da dare, in fondo non c’è. Ha dato tutto nel Figlio. Dentro il Figlio c’è il medico, l’infermiere, il farmacista, il vigile che, contagiato, muore per dare la vita. Punto. E questo resta, risorto, cioè resta per continuare a dare la vita, con piaghe eternate partecipi di Quelle Piaghe, e non per dimenticare i venerdì santi del mondo.

Tutto ciò è molto serio. E’ delicato. Non è consolatorio. E’ vero, perché il contrario è il Mostro del Male, il niente più forte dell’essere. E’ la sola Alternativa alla religione nichilista della tecnica (e all’altra, diversamente blasfema, dell’Essente supremo offeso che non si trattiene più dallo scagliare i fulmini…).

Questo terzo atteggiamento, regalatoci a Pasqua, è vera preghiera. Perchè pensa, anzi contempla. Si commuove del mondo, lo ama, ne loda il Mistero buono. Perché è unione nostra all’Offerta di Cristo che libera dal vero dramma: che nulla abbia Senso, in tempi tanto di covid quanto di non covid. Tanto, si muore sempre. E non si collassa dalla permanenza di legami di particelle.

E allora non chiederemo al Signore di accorciare questa iattura? Non gli chiederemo perdono dei peccati? Sì, chiederemo perdono, ma non per aver offeso una maestà malintesa, ma per aver violentato in Croce quel Bambino Fratello tanto indifeso, tanto impotente. Più di noi. E Lui, certo, può accorciare questa iattura…Può fare il “miracolo”… Epperò ogni “miracolo” Gli costa. Gli costa essere anche lontanamente assimilato a colui che, magicamente, trasforma pietre in pane, salta dal pinnacolo…Von Balthasar diceva: “Cerca di capire. Dio non è così…”. Per provare la sua Onnipotenza bastano i fiori, basta un Figlio che è Gesù, morto e risorto. Sì, in questo c’è spazio anche per un “miracolo”. Ma esso deve rispettare il Segno, unico, di Giona. Non può violare la Legge vivente del Figlio, che è fragilità divina, delicatezza, lacrime, lirica della musica ossia tono minore. E non marce trionfalistiche.

Quando Dio Padre dà un segno in più, un “miracolo”, come per esempio per farci venerare un fratello “santo”, lo fa sempre con dolore. Non facciamogli del male. Non chiediamogli guarigioni al di fuori del Mistero del Figlio.

Chiediamogli Gesù. E questo basti.

Carmelo Pandolfi

 

 

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